Caro figlio, un’altra premessa è necessaria prima di cominciare questa storia. Quel piccolo dettaglio che ho menzionato nel prologo, il fatto che non esisti, non ha, come ti dicevo, grandi ripercussioni sulla finalità di queste pagine. L’assenza di una corporeità definita, però, comporta il problema dell’identità. Come rivolgermi a te? Una scelta, come ti sarai accorto, l’ho già fatta e ti chiamo, con una certa emozione, “figlio”. Per favore, non si pensi che io stia dando per scontato che sarai un maschio, né che stia esprimendo una preferenza.
Chiariamo subito che, figlio o figlia, ti amerei ugualmente, ma avendo la necessità di chiamarti in un modo o nell’altro, ho provato a fare una previsione, affidandomi ad alcuni dati di fatto: mio nonno ha avuto due maschi, mio padre ha avuto due maschi, suo fratello ha avuto due maschi. Con buona pace di mia madre e mia zia che speravano in almeno una femmina. Naturalmente, questa evidente tendenza di famiglia potrebbe interrompersi con me e tu potresti essere una figlia. In tal caso, spero capirai che dietro a questa scelta c’è solo un motivo pratico. Non per questo devi pensare che quanto scrivo valga di meno.

Si pone anche il dilemma del nome; dovrei già dartene uno? Per ora trovo più corretto non nomarti. Non mi mancano i nomi tra cui scegliere, ma il nome che sceglierei oggi potrebbe non essere lo stesso che sceglierei in un momento futuro e questo perché ognuno di essi ha un significato specifico. Luca, Paolo, Samuele, Matteo, Nicolò, Leonardo: dietro ognuno di questi nomi c’è una storia. Te le racconterò in futuro, un po’ alla volta, insieme a tante altre.
We tell ourselves stories in order to live
Joan Didion, The White Album
Ci raccontiamo storie per vivere. La narrazione mette ordine nel caos della vita e ci aiuta a negoziare significati con la realtà. Siamo tutti cantastorie con noi stessi e con gli altri. Sarà importante, vedrai, saper capire e apprezzare un buon racconto, tanto quanto essere dei bravi narratori. In queste pagine troverai collezionate tante storie, tramite le quali vorrei farti conoscere il tuo papà e le persone che fanno parte del suo mondo, che sperò un giorno sarà tuo.
Un’ultima nota prima di procedere. Non posso escludere la possibilità che tu sia stato adottato. In tal caso avrai già un nome, una storia, un luogo di origine che non vedo l’ora di conoscere. Saresti un figlio che ho scelto ancora più consapevolmente e che mi farebbe sentire un padre a tutti gli effetti, perché credo nel valore dell’adozione. Te ne parlerò meglio quando sarà il momento.
E ora cominciamo, che c’è davvero tanto da dire e da raccontare.